Parliamo di un problema che può essere di interesse generale: “L’ epicondilite” meglio nota come “Gomito del tennista”.
Affrontiamo questo argomento con il Prof. Rodolfo Lisi, uno dei massimi esperti italiani nel campo delle patologie del tennista ed autore dell’unico libro esistente in Italia sull’argomento (Gomito del tennista, Ghedimedia, Milano)
Alzi la mano chi non ha mai sofferto di un dolore acuto, puntorio, localizzato a livello dell’avambraccio!?
Più precisamente, la dolenzia risiede principalmente nell’inserzione di alcuni tendini a livello di un osso del gomito, detto “epicondilo” (di qui, il termine epicondilite) sebbene possa addirittura estendersi fino al tratto cervicale (il collo, per intenderci).
Trattasi di un disturbo molto frequente tra gli sportivi ma, come ci tiene a sottolineare il Prof. Lisi, è molto diffuso anche oltre l’ambito sportivo; ne soffrono infatti le casalinghe, i falegnami, i fabbri e i politici… Ebbene sì, anche quest’ultima categoria non è immune da questa tendinopatia dal momento che i nostri rappresentanti del governo sono soliti “darsi la mano” con forza, sollecitando i tendini.
L’epicondilite è fortemente invalidante: il soggetto è impossibilitato a eseguire movimenti semplici, come alzare un bicchiere o ruotare la maniglia di una porta.
A tale proposito, l’INAIL ne riconosce gli effetti invalidanti se causata da movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza per determinate professioni.
L’epicondilite colpisce in eguale misura uomini e donne sebbene alcuni studi abbiano riportato una maggiore incidenza per il sesso femminile.
Ma quali sono i rimedi per l’ epicondilite?
Il Prof. Lisi raccomanda di rispettare alcune fasi di estrema importanza per far sì che il trattamento sia efficace :
- Dopo la scomparsa del dolore (si può utilizzare ghiaccio istantaneo e fisioterapia mirata), la rieducazione deve assolutamente prevedere le cosiddette “esercitazioni propriocettive” al fine di evitare recidive e ricadute.
- Importantissimo non saltare questa fase ricorrendo esclusivamente ad esercitazioni di rinforzo muscolare. È auspicabile, invece, prevedere una graduale ripresa del movimento.
Secondo il Prof. Lisi l’attività propriocettiva deve essere riattivata al più presto (ancor prima del recupero della forza muscolare) perché - sia in fase iniziale che nel continuum della rieducazione – essa mira a rinforzare la coscienza e la consapevolezza del movimento, sia dal punto di vista neurofisiologico che cinesiologico e meccanico, e permette di riscoprire e di ristabilire l’informazione sensoriale, ovvero la base di ogni corretto movimento.
A tal proposito, infine, potrà essere utile un semplice esercizio da effettuare anche a casa, subito dopo la scomparsa del dolore :
A gomito piegato in appoggio su un tavolo, serrare cautamente a pugno le prime quattro dita mantenendo il quinto dito in estensione e in linea con l'avambraccio (A). Ruotare, lentamente, il palmo verso l’alto (B) e verso il basso (C) sull’asse quinto dito-avambraccio per circa 8 secondi.