Lo confesso: non sono una grande bevitrice di caffè, ma per chi ama berlo ci sono buone notizie. Alle già innumerevoli prerogative della bevanda più amata dagli italiani, si aggiunge anche quella di allontanare il diabete. È emerso dall’annuale Coffee and Health Diabetes Report presentato dall’ISIC (Institute for Scientific Information on Coffee), secondo il quale il consumo di tre o quattro tazze di caffè al giorno, comparato con un consumo nullo o inferiore a due tazze al giorno, può essere associato a una riduzione approssimativa del 25% dello sviluppo del diabete di tipo 2. Solo merito della caffeina? No. Una recente meta-analisi suggerisce, infatti, che il minore rischio di sviluppo del diabete di tipo 2 si verifica anche con caffè decaffeinato. Più che altro, sembra sia la tipologia di caffè a fare la differenza. Per esempio, quello filtrato mostra capacità protettive superiori rispetto a quello bollito.
Tuttavia, alcuni nutrizionisti raccomandano di non superare le tre o quattro tazzine al giorno, soprattutto se si è in menopausa. La caffeina promuove l’eliminazione del calcio con le urine e quindi potrebbe aumentare il rischio di osteoporosi, particolarmente alto in questa fase della vita.
Il caffè d’orzo pare essere una valida alternativa per chi non può assumere caffeina. Non ha proprietà eccitanti ed è utile come tonificante e digestivo. Si produce con l’orzo mondo, ricco di inulina e betaglucani che aiutano a tenere sotto controllo i livelli di glicemia nel sangue. Inoltre, la fibra solubile dell’orzo modula le fermentazioni intestinali, esaltando gli effetti positivi di microrganismi probiotici all’interno dell’intestino.