C’è una patologia che potremmo definire “democratica” perché davvero non fa sconti a nessuno. Ne soffrono 8 donne su 10 e non risparmia neanche i maschi. Stiamo parlando della cellulite. Affrontiamo l’argomento con il Prof. Marco Gasparotti, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica.

 

Il peso: quanto conta

“Per eliminare o ridurre la cellulite non basta perdere peso – spiega il prof. Gasparotti - anzi, a volte la perdita di peso, che riguarda in maggior misura la parte alta del corpo, peggiora il dismorfismo. Infatti, il grasso localizzato nelle regioni interessate dalla cellulite sembra non rispondere agli stimoli lipolitici, tra cui la classica dieta ipocalorica. Per cui tutte le rinunce alimentari e gli innumerevoli sforzi fisici non bastano spesso a risolvere il problema; se lo migliorano non lo fanno in maniera definitiva. Questo perché il grasso in eccesso, ed in particolare il grasso che si accumula nelle zone interessate dalla cellulite, è meno vascolarizzato rispetto al tessuto adiposo che definiamo fisiologico. Infatti, all’aumentato accumulo del grasso non si accompagna un corrispondente aumento della vascolarizzazione e, laddove il grasso non sia in eccesso, vi può essere lo stesso un problema vascolare per stasi venosa e linfatica. Ciò comporta un minore afflusso di sangue arterioso e di ossigeno”.

 

No alle diete drastiche

Molte persone, nella speranza di migliorare la propria cellulite, seguono diete drastiche e perdono molto peso. “Bisogna stare attenti perché potrebbe addirittura rivelarsi controproducente”, aggiunge l’esperto. “Durante i tentativi di vedersi più magre, con meno cellulite e con meno peso, se non si presta attenzione e non si è seguiti da uno specialista che sappia vedere la globalità della funzione cellulare il rischio è di far invecchiare più velocemente le cellule, i tessuti a cui le cellule appartengono e tutto il nostro organismo. Una delle cause di malessere cellulare è rappresentato dal non fornire all’organismo i micronutrienti necessari. Le cellule adipose delle zone interessate dalla cellulite sono cellule invecchiate, come invecchiate sono le cellule dei tessuti muscolari e connettivali delle stesse zone. Il primo passo deve dunque essere quello di curare questi tessuti e farli ritornare alla loro corretta funzione: la cellula adiposa libererà più facilmente i grassi al suo interno, la cellula muscolare riprenderà il suo tono e la struttura connettivale fornirà un adeguato sostegno”.

 

Gli i cibi anticellulite

“Per migliorare la cellulite – suggerisce il prof. Gasparotti - innanzitutto bisogna combattere la stitichezza, che favorisce il ristagno di liquidi e tossine, con una dieta ricca di fibre (verdura e frutta fresche, cereali integrali). È molto importante bere, acqua oligominerale (1,5 – 2 l. al dì) lontano dai pasti: l’acqua stimola il ricambio cellulare e disintossica l’organismo. Soprattutto nelle persone più giovani la cellulite è conseguenza di ritenzione idrica. Mangiare poco salato. Evitare lo stress che, per un complesso gioco ormonale, spesso fa trattenere liquidi sono regole importanti. I cibi consigliati sono tutti quelli ricchi di liquidi e fibre come la frutta, la verdura, il pane e la pasta integrali, pesce al posto della carne, legumi e cereali. Consumare alimenti ricchi di iodio: banane, cavolo, alghe, spinaci, carciofi, lattuga, pere ed uva. Per condire usare esclusivamente olio di oliva a crudo. Mangiare senza fretta perché una buona masticazione aiuta l’organismo ad assimilare meglio le sostanze ingerite”.

 

L’importanza del ferro

“Il ferro è un minerale spesso carente nelle donne che risultano facilmente anemiche tanto da risentirne anche fisicamente e una sua carenza può peggiorare la cellulite. La maggior parte del ferro alimentare è contenuto nella carne, in alcuni tipi di pesce, nel tuorlo delle uova, nei legumi, in alcune verdure e in alcuni tipi di frutta. Il ferro che però è più assorbibile è quello contenuto nei cibi carnei, dove è presente in una forma che si definisce ‘ferro eme’ ed è più biodisponibile del ferro ‘non eme’ presente negli altri alimenti (i cibi di origine vegetale contengono solo ferro non eme di cui ne viene assorbito solo una minima parte). Ad esempio, l’assorbimento del ferro contenuto nei cereali e nelle verdure è inferiore al 5%, ma può aumentare fino al 10-20% in presenza di cibi carnei o di acidi organici (es. l’acido citrico contenuto nel limone, l’acido ascorbico o vitamina C)”.