I dati sono seri: oggi, di figli se ne fanno di meno e, soprattutto, più tardi. Ogni anno si contano circa 100.000 circa coppie infertili. Parliamo di questo argomento con il prof. Ermanno Greco, Direttore scientifico del Centro di medicina e Biologia della Riproduzione.

 

Professore, sembra sia diventato più difficile aspettare un bambino. Che cosa è cambiato?

“Abbiamo avuto, negli ultimi decenni, enormi cambiamenti nella salute riproduttiva della coppia. Esistono sicuramente una combinazione di fattori sia di natura sociale che di natura realmente medica. Innanzitutto, l’età in cui la coppia decide di avere una gravidanza si è spostata almeno di 5/10 anni rispetto a quanto accadeva negli anni 50/70. Questo sicuramente per motivazioni sociali: l’emancipazione femminile ha portato sempre più donne nel mondo del lavoro con una sorta di carrierismo che, pertanto, ha fatto perdere l’obiettivo primario del concepimento. Nell’ultimo decennio si sono aggiunti fattori di tipo economico per cui le coppie sono costrette a spostare più in avanti l’età del concepimento. Inoltre, il cambiamento degli stili di vita (alimentazione, consumo di alcool, droghe). Sappiamo da molteplici ricerche che in particolare l’età femminile incide profondamente sulle sue capacità riproduttive. L’età, infatti, condiziona la salute genetica delle uova. Mano a mano che l’età materna avanza, diminuiscono le probabilità di fecondazione naturale ed aumentano le 5 di aborto (soprattutto dopo i 36 anni). Nuovi studi stanno emergendo anche sul ruolo dell’età maschile”.

 

Per molto tempo si è erroneamente ritenuto fosse un fenomeno esclusivamente femminile ma, secondo gli ultimi dati, è emerso che nel 40% dei casi è l’uomo ad avere problemi e proprio sull’uomo si sta confrontando il mondo scientifico. Quali sono le cause?

“L’inquinamento atmosferico, l’aumento della temperatura sono tutti fattori che hanno portato progressivamente a una alterazione del patrimonio di spermatozoi. L’assenza di una attenta prevenzione ha portato a un mancato intervento su alcune cause ben appurate di infertilità maschile (varicocele, criptorchidismo). L’aumento della libertà sessuale ha portato a una maggiore diffusione di malattie sessualmente trasmesse tra cui anche il papilloma virus che, colpendo la prostata, influenzano poi la concentrazione di radicali liberi che compromettono la salute del DNA degli spermatozoi”.

 

Parliamo di peso corporeo: quanto conta un corretto peso corporeo all’interno di un progetto di gravidanza?

“La fertilità femminile è chiaramente influenzata dal peso corporeo. Diversi studi dimostrano infatti che la fertilità femminile può essere ridotta sia dal sovrappeso (BMI >25) che dal sottopeso (BMI <19) [13]. Addirittura, si è riscontrato che le donne obese presentano un rischio di infertilità tre volte superiore rispetto a a quelle normopeso. È soprattutto la presenza di eccessivo grasso a livello addominale che sembra creare i maggiori problemi per la funzionalità riproduttiva della donna. In tali casi, si determinano alterazioni proprio a livello endocrino-metabolico, che più spesso sfociano in uno stato di insulino-resistenza (ridotta sensibilità all’insulina), interferendo negativamente con la funzionalità ovarica. Da diversi studi emerge che già con una riduzione del peso del 5-10% la fertilità migliora. Ma attenzione: anche le donne sottopeso presentano problemi di fertilità, ad esempio in termini di minor numero di ovulazioni nell’arco di un anno rispetto alle donne con peso normale. Questo sembra almeno in parte dovuto alla reazione del sistema endocrino, il quale interpreta la magrezza come una situazione di pericolo, caratterizzata da insufficienti apporti nutrizionali (soprattutto proteici) fondamentali per un corretto sviluppo del feto e per il benessere della mamma: quindi, una situazione che l’organismo avverte come potenzialmente inadatta alla gravidanza”.

 

Una corretta alimentazione è importante per aiutare la fertilità, sia quella maschile sia quella femminile. Ecco gli aiuti che arrivano dalla tavola.

  • Latte intero e latticini. Il consumo di latticini sembra incidere positivamente sulla funzionalità ovarica. Sono alimenti ricchi di calcio facilmente utilizzabile (biodisponibile), nonché di proteine, vitamine antiossidanti (beta-carotene, vitamina A, vitamina B2, B12, vitamina E, acido sialico, selenio). Pare che in caso di problemi di infertilità dovuti a cicli anovulatori sembrerebbe preferibile consumare latticini ad alto contenuto di grassi (come il latte intero) anziché magri. Un alto consumo di latticini magri sembrerebbe anzi aumentare il rischio di infertilità anovulatoria.
  • Omega-3. Proseguendo nella rassegna degli alimenti pro-gravidanza, non dovrebbero poi mancare sulla tavola acidi grassi essenziali, i cosiddetti Omega 3 e Omega 6. L’apporto adeguato di Omega 3 è però molto difficile da ottenere nelle società attuali, specie dei Paesi industrializzati. L’abituale regime alimentare determina un rilevante squilibrio fra le quantità di Omega 6 e di Omega 3 raccomandate. Per quanto riguarda nello specifico gli Omega 3, particolare attenzione va posta nella scelta del pesce, considerandone attentamente le specie e la provenienza. Elevati livelli di mercurio sono stati misurati in donne di coppie infertili che si sono sottoposti a un programma di fecondazione assistita. Preferiamo, quindi, pesci ad alto contenuto di Omega-3 e basso di mercurio, cioè pesci piccoli come le sarde che, tra l’altro, sono pesci dei nostri mari.
  • Carboidrati. Meglio scegliere quelli integrali perché hanno un indice glicemico più basso rispetto a quelli raffinati. Quelli raffinati, infatti, stimolano maggiormente la produzione di insulina perché fanno innalzare più rapidamente e più significativamente la glicemia. Ricordiamo che diversi studi evidenziano come obesità e insulino-resistenza giochino un ruolo chiave nei problemi di fertilità legati ad alterazioni del ciclo mestruale.
  • Vitamine del gruppo b. Una corretta assunzione di vitamina B6 aumenta le probabilità di concepimento. Nell’uomo, si è evidenziato che la concentrazione plasmatica e nel liquido seminale di folati è correlata positivamente con la concentrazione e il numero degli spermatozoi.
  • Zinco. Lo zinco sembra pure favorire il concepimento agendo positivamente sulla qualità degli ovociti. Nell’uomo, la concentrazione di zinco nel liquido seminale è associata con la concentrazione e la motilità spermatica.