Senso di gonfiore, cambiamento della pelle (più grassa o secca), cambiamenti del tono dell’umore, difficoltà di concentrazione, insonnia, letargia... Sono solo alcuni campanelli d’allarme che potrebbero avvisare che qualcosa alla tiroide non va.

Sintomi diversi tra di loro da tenere però sotto controllo, perché nonostante le sue piccole dimensioni, questa ghiandola svolge funzioni essenziali.

Quando la tiroide ‘’lavora poco’’, ossia produce una quantità insufficiente di ormoni, si parla di ipotiroidismo. La patologia autoimmune che può evolvere in ipotiroidismo è la tiroidite di Hashimoto. Questa patologia viene sempre più spesso diagnosticata per la presenza degli anticorpi antitiroide nel sangue, del gozzo e delle tipiche alterazioni ecografiche. L’ipotiroidismo induce astenia (cioè mancanza di forza), riduzione della frequenza cardiaca, apatia, intolleranza al freddo, pelle secca.

 

Ipotiroidismo e peso corporeo

Il concetto che l’ipotiroidismo possa essere causa di obesità è errato, ma purtroppo molto diffuso. In realtà, il deficit di ormoni tiroidei può determinare un aumento di peso, però di lieve entità, e comunque solo quando l’ipotiroidismo è particolarmente avanzato. Il lieve incremento di peso causato dall’ipotiroidismo franco è in gran parte caratterizzato da ritenzione di liquidi e in minor misura da aumento del grasso corporeo. Gli ormoni tiroidei, però, sono implicati in tutti i processi metabolici dell’organismo. Pertanto, nell’ipotiroidismo più o meno grave si ha un proporzionale rallentamento del metabolismo, con un ridotto consumo energetico e quindi una diminuzione della produzione di calore.

 

Occhio ai cibi che portiamo in tavola

L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per far sì che il bilancio nutrizionale tra entrata e uscita dello iodio dall’organismo sia sempre in equilibrio. Lo iodio introdotto nell’organismo con gli alimenti è un micronutriente essenziale per il corretto funzionamento della tiroide. Il sale da cucina con l’aggiunta di ioduro è la principale risorsa per prevenire la carenza di iodio. È opportuno salare i cibi a crudo e mai in cottura, perché lo iodio ha un’alta volatilità ed evapora con le alte temperature. Il sale iodato ha lo stesso sapore e le stesse caratteristiche del sale comune, e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità andrebbe usato a tutte le età e in tutte le condizioni fisiologiche in sostituzione del sale normale, tenendo presente che si tratta pur sempre di sale e sarebbe opportuno non abusarne (soprattutto per gli ipertesi).

Ma cosa mettere in tavola? Ne parliamo con il dott. Corrado Pierantoni, Medico Chirurgo, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Nutrizionista Clinico.

 

Gli alimenti consigliati

  1. Innanzitutto il pesce, soprattutto molluschi e crostacei perché sono tra gli alimenti più ricchi in iodio.
  2. Alimenti ricchi di selenio come: grano, orzo, noci,
  3. Carne per la presenza di vitamina B e ferro
  4. Fagioli, olio di oliva, cereali integrali (riso, miglio, avena)
  5. Frutta: mirtilli e ciliegie perché ricchi in antiossidanti
  6. Patate, lenticchie, fagioli neri, barbabietole, prezzemolo, kefir perché ricchi di selenio e vitamina C
  7. Una grande fonte di selenio sono le noci: un pratico snack da portare ovunque. Possono anche arricchire insalate o dolci. Per quanto riguarda le porzioni: bastano 2 noci del Brasile per assicurarsi una buona fonte di selenio; le quantità salgono ad un pugno per gli altri tipi di noci, come quella californiana.